Castello Sforzini

di Castellar Ponzano

La Gioconda è a Roccaraso

C’è la Gioconda e ci sono i Giocondi. C’è il Louvre e c’è Roccaraso.  Si parte da Parigi.  Un biglietto d’ingresso più alto per i visitatori extracomunitari, una sala dedicata alla Gioconda e un nuovo ingresso al Louvre: Emmanuel Macron, presidente francese , ha fatto parlare, per qualche giorno, di sé (e della Francia ) al mondo,  con un quadro e un museo. Certo, è quel Museo nato dal  sogno di Napoleone che,  saccheggio dopo saccheggio, voleva fare di Parigi il crocevia dell’arte europea (mica tanto lontano, poi,  dal bersaglio). Perché affannarsi a girare da un posto all’altro, se a Parigi avresti trovato la summa essenziale di quello che contava vedere?  Una sfida  alimentata da un ipertrofico ego nazional-imperiale. Ma, comunque sfida colta. Waterloo ha, poi,  messo le cose a posto,  o forse no. Perché il Louvre viaggia oggi con 8,5 milioni di visitatori all’anno e i nostri Uffizi  a 2,7 (pur in crescita).

Ma dopo il Louvre lo sguardo, ora,  infastidito si posa , dopo aver coccolato il viso misterico della dea leonardiana, sulle nevi di Roccaraso  nell’Alto Sangro:  devastate, oltraggiate, sporcate da tonnellate di rifiuti . Dalle stelle parigine alle stalle nostrane. Mentre Macron,  elegante e con Gioconda sullo sfondo, mostrava come, solo spostando un quadro, si potesse far promozione globale del marchio Francia, noi abbiamo esportato,  sui media globali, il “marchio Italia” diffondendo  video e foto di colonne di pullman in attesa di scaricare in loco  un’orda   post nucleare. Il tutto mosso da una “gioconda” influencer, emersa dalla fauna dei “tictocher” (scritto così va bene lo stesso). Uno sciame sismico  armato di sci e ciaspole come fossero le infradito a Riccione.

Loro la Gioconda.

Noi i  giocondi. Non siamo, però,  nuovi a depistare lo sguardo altrui dal Bello nazionale verso spettacoli meno degni: c’è riuscito persino un  ex ministro della Cultura che, complice l’umana fragilità, ha traslato la Storia di Pompei millenaria e sacra (alla Memoria), dalle pagine della Cultura ai siti del gossip becero e casereccio.

E non è finita nel trascurare la Bellezza. Anche ora che a Palazzo Barberini a Roma viene esposto un Caravaggio mai esposto prima, siamo bromurizzati dal prima, durante e dopo di San Remo, l’oppio cantante del popolo. Allora? Allora, se in Italia c’è il 70 per cento della SUMMA dell’arte mondiale,  come ricorda (ma andrebbe urlato) anche l’illuminato Conte di Castellar Ponzano nel suo “Rinascimento”, perché facciamo così e non altro? Allora, ci si provi: il ministro Giuli o la premieressa Meloni annuncino che vogliono spostare la Primavera di Botticelli da una sala all’altra degli Uffizi invece di spostare un direttore da un museo all’altro.  Vediamo l’effetto che fa…

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