Dopo aver interrotto nella primavera del 2020 la pubblicazione della versione “cartacea” della rivista, Playboy USA ha deciso di tornare alle origini, pubblicando in queste settimane la nuova edizione cartacea del magazine. “We’re back”, “Siamo tornati”, è il titolo in evidenza sulla copertina di uno dei magazine più famosi al mondo.
Un clamoroso ritorno, coincidente col ritorno del Tycoon alla Presidenza degli Stati Uniti.
Negli ultimi anni, soprattutto a partire dal 2017, Playboy aveva abbracciato diversi aspetti del movimento “woke” e “gender”. Da un lato, certamente, una maggiore attenzione a temi sociali come inclusività, diversità e giustizia sociale.; altrettanto certamente, una strategia di marketing per attrarre un pubblico più ampio, in un’epoca in cui tutto il mondo dell’editoria classica è andato in crisi di lettori. L’operazione ha però evidentemente disorientato il proprio pubblico storico, fondamentalmente etero.
Il ritorno di Playboy alla pubblicazione cartacea è dichiaratamente una volontà di riscoprire le proprie radici e la propria storia. L’editoriale di questa nuova edizione cartacea sottolinea proprio questo aspetto, con un richiamo esplicito ai valori e all’eredità della rivista originale. Un ritorno alle origini, inteso come celebrazione della libertà, dell’edonismo e della bellezza.
When Playboy launched in 1953, there was a frustration with taboos around sex and culture. […] Just as Playboy was frustrated with the conservative norms of the ’50s, we want to challenge them now, too.
Quando Playboy fu lanciato nel 1953, c’era una frustrazione per i tabù sul sesso e sulla cultura. […] Proprio come Playboy era frustrato dalle norme conservatrici degli anni ’50, anche noi vogliamo sfidarle ora.
L’ondata di post “amarcord” sui social media, con la riproposizione di copertine iconiche e Playmate storiche, va proprio in questa direzione. Si tratta di un modo per celebrare il passato di Playboy e per ricordare al pubblico (e forse anche a sé stessi) l’impatto che la rivista ha avuto sulla cultura popolare e soprattutto quale punto di vista essa abbia storicamente presentato e debba tornare oggi a rappresentare. Un riavvicinamento a quel pubblico eterosessuale maschile che ha rappresentato il suo zoccolo duro fin dal primo giorno, e che si è visto probabilmente tradito dalla versione “progressista” che il magazine ha voluto interpretare nell’ultimo decennio.
Più volte mi sono chiesto, in questi anni, “cosa avrebbe fatto” Hugh Hefner, mitologico e geniale fondatore di Playboy, scomparso proprio nel 2017. Hef è sempre stato una figura anticonformista e “controcorrente”. Ciò che scrivo è ovviamente solo un’ipotesi, ma dopo un iniziale interesse verso le istanze woke, io credo che sarebbe rapidamente (molto…più rapidamente) tornato a “rassicurare” il proprio pubblico tornando a pubblicare argomenti e messaggi che rispecchiassero con maggior fedeltà il sentimento del proprio pubblico.
Sarà sempre un caso, ma a pagina 60 viene ripubblicata un’intervista a Donald Trump del febbraio 1990.
Beh…allora Make Playboy Great Again!
Ci sono voluti otto anni, ma sembra che il coniglietto sia finalmente tornato quello di sempre..!