Castello Sforzini

di Castellar Ponzano

Il re è nudo. L’Europa è ormai in mutande.

In Europa ormai ci tassano anche le margherite, l’aria, l’azzurro del cielo: e ancora una volta ce lo deve venire a spiegare Trump – perché ormai qui siamo talmente assuefatti e narcotizzati dal Partito Unico della Grande Spesa Pubblica che non ci capiam più nulla.

L’occasione questa volta è data dalla minaccia di dazi commerciali rivolta all’Unione Europea.

Con estrema, quasi banale semplicità, il Segretario al Commercio USA Howard Lutnick precisa: «Se volete evitare o abbassare i dazi, potete semplicemente cancellare o abbassare quelli che imponete a noi».

L’analisi sottostante è altrettanto elementare: i dazi strettamente intesi sostanzialmente si equivalgono, ma qui da noi in Europa abbiamo pure l’IVA, le multe, le prescrizioni cervellotiche con i costi burocratici annessi e connessi, il fiorino al passaggio del ponte, la gabella sui giorni di pioggia, e poco ci manca allo Ius primae noctis.

E questo per un cittadino europeo – e per un Italiano in particolare – viene ormai tristemente vissuto come normale.

Per l’attuale amministrazione USA no, non è normale: semplicemente i “dazi” che ritengono di subire li quantificano come la somma di tutte queste sottrazioni dalle tasche dei privati cittadini e delle imprese.

A loro non sta bene, e hanno più che ragione. Noi subiamo le stesse vessazioni in silenzio assoluto, da decenni.

Non è questo breve editoriale la sede per approfondire: torneremo nei dettagli a parlare di come molti Stati nazionali (l’Italia in testa) e l’Unione Europea ficchino le loro insaziabili grinfie nelle tasche dei cittadini cavandone fino all’ultimo spicciolo – al solo scopo di alimentarsi nello spreco ed espandersi: costose macchine inutili, in perenne autodifesa corporativa.

I britannici ci inviterebbero a guardare, finalmente, «the elephant in the room». Restando in continente, la memoria va alla celebre fiaba del danese Hans Christian Andersen : “I vestiti nuovi dell’imperatore”.

E’ la storia di un re vanitoso che cade vittima di una truffa orchestrata da falsi tessitori: questi gli propongono una stoffa speciale, invisibile agli stolti e agli indegni, e il sovrano – desideroso di dimostrare la propria intelligenza – accetta di farsi confezionare un nuovo abito.

In realtà, i tessitori non realizzano nulla – ma il re e la sua corte, per paura di essere considerati sciocchi, fingono di ammirare i vestiti inesistenti. Così il re sfila per la città in mutande, mentre i cittadini elogiano l’abito immaginario per timore di apparire stupidi.

Solo un bambino, con pura innocenza e sincerità, esclama: «Ma non ha niente addosso!», smascherando l’inganno.

Eppure il re si ostina a completare il percorso in mutande con fierezza, mantenendo l’illusione, e con tanto di servi che gli reggono l’invisibile strascico.

Il re è nudo. L’Europa è ormai in mutande, una voce d’oltre Atlantico ce lo grida. Sta a noi Europei ascoltare e correre ai ripari – finchè c’è tempo.

Luca Sforzini

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