La stiamo cercando, anche se sempre meno. Ci sfugge, un attimo dopo averla vista. E, intanto, ci fanno bere sorsate d’acqua Lete: ma non è quella della pubblicità che disintossica il fegato. E’, piuttosto, quella del fiume dell’Oblio. Viviamo ormai di attimi e ci illudiamo che bastino quelli. E così, ubriachi d’acqua (e se il ministro Lollobrigida avesse ragione?) anche le strimpellate del San Remo Festival sono parse geniali, quando per l’ottanta per cento dei brani (il restante venti non merita di sopravvivere fino a Pasqua) spuntano rimandi, evocazioni, assemblaggi di cose già sentite n-n-n-volte fino a stremare di noia i timpani. Già. Cose già sentite. Ma da chi, oltre noi? Ed è questo il punto. Governa la Dimenticanza: tutto ciò che sembra nuovo, in realtà non lo è. Ma lo diventa perché Lei è scomparsa.
Lei, è Mnemosyne, patrona della memoria, la madre delle Muse. La perdono spesso di vista o fingono di non vederla i politici italiani – posti di fronte a dibattiti che riguardano frangenti epocali, oggetto delle analisi storiografiche future.
E’ ora Macron, il presidente francese, ad esserne esempio. Macron è matto perché ci porta alla guerra nucleare: il giudizio sintetico funziona molto bene sui social che ci irrorano e ci costringono a inalare dosi tossiche della suddetta acqua del Lete.
La Dimenticanza è il nuovo oppio dei popoli: non serve perder tempo a spiegare, se puoi far Dimenticare. Nel caso specifico cosa sia la Pazzia e chi sia Macron.
Il problema, però, non è chi fa o non il matto, quanto e piuttosto chi non chiede consigli a Mnemosyne. Servirebbe, di tanto in tanto, frequentarla. Maggiori frequentazioni con lei deve, probabilmente, poterle vantare Putin che, infatti, non ha dato del matto a Macron, ma ha detto di lui che vuol fare Napoleone. La Rimembranza storica può aiutare nell’evitare di giudicare come patologiche le strategie di politica internazionale. Macron non è Napoleone, è chiaro. Ma non è neppure matto (anche se nelle vecchie barzellette, in effetti, tutti i matti erano vestiti da Napoleone). E che la Francia non abbia mai disdegnato di essere un ombrello (non solo nucleare) dell’Europa è altrettanto chiaro. Non giudico se questa tensione sia sbagliata o opportuna. Guardo solo negli occhi Mnemosyne e la cosa mi viene in mente.
Un’Europa francese: c’è stato un momento in cui Napoleone ha davvero coccolato molto da vicino questo sogno ed è quando al crepuscolo del 13 giugno 1800 il generale napoleonico Louis Charles Antoine Desaix ha guadato il fiume Scrivia in piena a Castellar Ponzano determinando il trionfo francese di Marengo. Ecco, in quel momento, la Francia ha intuito di poter essere la potenza aggregatrice continentale. Non ha, poi, mai smarrito, benché frastornata dalla batosta di Waterloo, quell’ intuizione che si era accesa allora sulle rive della Scrivia. E farà bene (come si dice faccia e intenda fare) il buon Luca Sforzini, il fondatore di questo blog, ad esaltare quel confine storico ed epocale che passa accanto al suo maniero tortonese. Mnemosyne gliene sarebbe di certo grata e chissà non abbia già chiesto di passare qualche giorno da quelle parti.
L’ospitalità della Memoria è il primo passo se non per cambiare il mondo, almeno per capirlo….