Castello Sforzini

di Castellar Ponzano

L’Enigma Esoterico di Gino De Dominicis: Arte tra Iniziazione e Profanità

Gino De Dominicis (1947-1998) è stato un vero Maestro del Mistero: una figura enigmatica e provocatoria nel panorama dell’arte contemporanea italiana. La sua produzione artistica si è sviluppata in una direzione profondamente concettuale, sfuggendo a classificazioni canoniche e generando quasi un alone di occulto attorno alla sua persona e al suo lavoro.

Nato ad Ancona, De Dominicis iniziò la sua carriera negli anni ’60, inserendosi nella corrente dell’arte concettuale (che pur irrideva), e mantenendo sempre una distanza critica dalle tendenze dominanti. Celebre per la sua riservatezza, rifiutò sempre di essere fotografato e negò persino la propria morte, alimentando così la leggenda che lo circondava.

Esplorò il tema della longevità e della sfida ai limiti biologici dell’uomo, temi mitologici e filosofici (Dio cammina tra i mortali), unì il linguaggio classico con ironie quasi sacrileghe.

Un esempio significativo della sua riflessione sulla condizione umana è la scultura “Il tempo, lo sbaglio, lo spazio” (1969), che rappresenta uno scheletro umano con i pattini a rotelle disteso per terra mentre tiene al guinzaglio lo scheletro di un cane. L’opera suggerisce come gli uomini siano “morti” pur sembrando vivi, mentre si dedicano alle attività più banali e quotidiane, riflettendo sulla fugacità dell’esistenza e sull’illusione della vitalità.

Più in generale, l’arte di De Dominicis si muove tra ironia, provocazione e mistero, confondendo l’osservatore con simboli e strutture che evocano tradizioni esoteriche. I suoi lavori, apparentemente disconnessi tra loro, condividono un’essenza unificante che risiede nella ricerca della conoscenza segreta, spesso celata dietro un linguaggio criptico e iniziatico.

Alla fine degli anni Sessanta, iniziano ad apparire nelle sue opere figure mitologiche come Urvasi e Gilgamesh, che continueranno a essere rappresentate in diverse forme per tutta la sua carriera. Parallelamente, De Dominicis inizia a esporre oggetti invisibili come Il Cubo, il Cilindro, la Piramide, indicati solo dai loro perimetri tracciati sul pavimento. Questi lavori giocano sul concetto di percezione e sull’invito a guardare oltre ciò che è visibile, spingendo lo spettatore a interrogarsi sulla realtà della materia e dell’esistenza stessa.

Interpretare l’arte di De Dominicis oltre il Profano richiede una comprensione che va oltre il visibile. Alcuni suoi lavori possono apparire come semplici giochi visivi o ironiche provocazioni, ma in realtà nascondono un percorso di conoscenza. Il suo uso di materiali e forme apparentemente grezze o non convenzionali riflette una tensione verso il perfezionamento interiore, un viaggio che dal caos conduce all’ordine.

Un’opera centrale nella sua produzione è “Seconda soluzione di immortalità (L’Universo è immobile)”, presentata alla Biennale di Venezia del 1972. L’installazione includeva un giovane affetto dalla sindrome di Down, Paolo Rosa, seduto in un angolo a osservare tre lavori precedenti: il “Cubo invisibile”, una “Palla di gomma caduta da due metri nell’attimo immediatamente precedente il rimbalzo” e la pietra di “Attesa di un casuale movimento molecolare generale in una sola direzione, tale da generare un movimento spontaneo della pietra”. Solo uno sguardo puro e privo di pregiudizi, come quello del giovane Paolo Rosa, può cogliere la verità dietro l’apparente inesistenza delle cose.

Nel 1975, De Dominicis giunse al punto di organizzare a Pescara una mostra il cui ingresso era riservato ai soli animali – continuando così a giocare con i limiti della conoscenza umana.

Elementi geometrici come il triangolo ricorrono frequentemente nelle sue opere, non solo come figure formali, ma come veicoli di un sapere occulto. Il triangolo, in particolare, è un simbolo di trasformazione e di ascesa spirituale, che richiama le antiche dottrine alchemiche e massoniche.

Numerosi sono gli esempi di Percorsi Simbolici nell’Opera dell’Artista:

A) Lo Spazio Sacro del Triangolo – Una delle sue opere gioca sulla percezione dello spazio attraverso la figura di un triangolo, che invita lo spettatore a riflettere sul concetto di appartenenza e separazione tra dimensioni diverse.

B) La Pietra Grezza e il Cubo – Il passaggio dalla materia informe alla perfezione geometrica incarna il viaggio iniziatico dell’essere umano verso una conoscenza superiore.

C) Onde Quadrate – In un tentativo impossibile di trasformare le onde concentriche dell’acqua in forme quadrate, l’artista riflette sul contrasto tra ordine e caos, tra struttura e spontaneità.

D) L’Universo Immobile – Attraverso un’immagine che gioca con la fissità e il movimento, De Dominicis esplora il concetto di immortalità e di sospensione temporale, elementi centrali nella sua ricerca artistica.

E) Il Tempo e l’Eterno – In diverse tele e installazioni, il tempo è rappresentato come un’illusione, una costruzione mentale che l’uomo cerca invano di dominare.

Comprendere il messaggio di De Dominicis significa riconoscere che il mondo non è solo ciò che appare in superficie, ma nasconde verità celate che si rivelano solo a chi è disposto a cercarle. La sua opera è un invito alla ricerca, a mettere in discussione i limiti della percezione e a scoprire la realtà invisibile dietro il visibile.

Luca Sforzini

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