Castello Sforzini

di Castellar Ponzano

Con la morte di Mauro Maruffo e di Pippo Bruni, a Tortona si chiude un’epoca.

Questa l’importanza di Maruffo a Tortona. Quando morì Giuseppe Bonavoglia, mio prozio, pensai che Tortona non avesse più molto senso. Che senso aveva Tortona adesso che quell’uomo (da me peraltro pochissimo frequentato; ma preso moltissimo a esempio) che ci aveva trasmesso l’amore per un territorio acquitrinoso e paludoso come il nostro, che aveva recintato e musealizzato antiche accozzaglie di pietre romane, che aveva speso un patrimonio per riedificare l’Abbazia di Rivalta Scrivia quasi come a voler erigere – mi viene oggi da pensare – un baluardo spirituale contro la parte puramente affaristico-materialista della stessa area, ora che una personalità del genere si era spenta, cosa rimaneva di Tortona?

A dodici anni quello zio mi presentò a Maruffo e io scrissi un articolo per Settegiorni (di cui Maruffo era proprietario, Direttore e reporter d’assalto) sulla Fiera del Libro di Torino. Scrissi poi anche un articolo sul Centro di Don Picchi. E poi, altri articoli. Bene, Maruffo, come Bonavoglia, ha trasmesso il valore e la passione dei piccoli fatti che possono accadere in una minuscola cittadina come Tortona: il premio per la migliore marmellata, l’inaugurazione della nuova bancarella, l’apertura di un nuovo impresa locale che offre una dozzina di nuovi posti di lavoro previa formazione di un paio di anni e prerequisiti quali doppia laurea e doppio master…

Una delle cose che mi sono dimenticato di dire a Stefano Brocchetti su Nuova Radio Pieve (la radio della Diocesi di Tortona) nella sua intervista allo scrittore locale (lo speaker radiofonico locale intervista lo scrittore locale sull’emittente radiofonica locale) è appunto che questa faccenda dello scrivere la porto avanti anche perché “fa” comunità. Un confine municipale definisce un organismo la cui circolazione sanguigna (be’, verrebbe da dire: il cui “sale”) è la sua comunità. In una comunità determinate figure ci vogliono. Lo speaker radiofonico. Lo scrittore. Il gallerista. Il commercialista. L’avvocato. E l’architetto, l’elettricista, il fabbro…
Forse oggi fa un po’ sorridere. È diventato più difficile fare la commedia per mandare avanti la baracca. Ma quelle figure, se vogliamo che la baracca non affigga su ogni cartello che indica l’inizio dei suoi confini municipali la scritta “Chiuso Per Cessate Attività”, ci vogliono. Ci vogliono lo stesso.

Ci lascia questo, Maruffo, spentosi ieri lo stesso giorno del mitico professore di Filosofia del Liceo Classico Carlo Varese di Tortona Pippo Bruni: cittadinanza vuol soprattutto dire “un po’ di amore anche per la propria comunità”.

Marco Candida

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