“Rinascimento”, liberalismo e Scuola Austriaca. L’iniziativa di Luca Sforzini
di PAOLO L. BERNARDINI – 19 febbraio 2025
Occorre guardare con attenzione a quelle – rare – iniziative private volte a sostenere, diffondere, e possibilmente contribuire a realizzare gli ideali liberali- classici.
Una di queste è del settembre 2024, e nasce dal fertile ingegno di uno dei maggiori galleristi privati italiani, Luca Sforzini. Si tratta di un sodalizio culturale. L’associazione si chiama “Rinascimento” , e la sua fondazione è accompagnata da un libro dello stesso Sforzini dal medesimo titolo. Nel programma, in appendice al volume, vi sono chiare indicazioni riguardo al fallimento dello Stato nella sua forma attuale, e la necessità di “renderlo minimo”, sulla scorta della Scuola Austriaca, del resto citata come fondamento e punto di partenza per il progetto nel corso del medesimo libro (pp. 77ss).
Sforzini opera soprattutto in Lombardia e in quell’affascinante area padana che incrocia il Piemonte con la bassa Lombarda, possiede un magnifico castello, centro delle sue attività, a Castellar Ponzano, nei pressi di Tortona, e lavora nel campo del mercato dell’arte da molto tempo. Il suo libro espone un chiaro programma liberale: “due passi avanti per il cittadino, due passi indietro per lo Stato”. E viene anche delineato un modello di “stato minimo” , auspicando che, col ritiro dello Stato dalla scena della società civile, aumenti l’assunzione di responsabilità dei cittadini o meglio dell’individuo (degli individui come collettività).
Il libro, vivacissimo, è ricchissimo di riferimenti a pensatori che non appartengono di certo alla galassia liberale, ma che vengono letti come sostenitori dell’individualismo, in un modo o nell’altro, da opporre alla “omologazione” che lo Stato, attraverso i suoi molteplici strumenti, impone.
Naturalmente, essendo esperto di arte, Sforzini dedica molto spazio ai capolavori rinascimentali dove l’individuo, nel quadro di un cosmo cristiano, agisce per la realizzazione di se stesso, che è anche realizzazione del Bene. E del disegno divino. D’altra parte, come non condividere le parole di Ezra Pound, citate qui a p. 47: “Il Rinascimento non è un’epoca, ma un temperamento”? Si tratta di una verità assoluta e congiungere un programma liberale-classico con l’eredità rinascimentale e umanistica italiana (ma, forse, europea, come ben dimostrò John Hale oltre trent’anni orsono nell’opera sua classica sul “Rinascimento europeo” , per l’appunto), è impresa interessante, si costruisce infatti una genealogia non azzardata.
La recente iniziativa di Sforzini mostra bene quanta sete di libertà – più che di liberalismo, il liberalismo è un pensiero relativo alla libertà, la libertà è la suprema condizione umana – vi sia anche in Italia oggi, e trovi espressioni diverse, peraltro in tutto il territorio italiano. Per questo il piccolo libro è tutto un ribollire di interessanti e lancinanti citazioni, in un percorso molto passionale verso una meta ed un’idea.
Trovare in un Pico – ma magari anche in un Manetti – un’esaltazione dell’individualismo, in una cornice prettamente cristiana, certo, e teleologica – significa suggerire un percorso “liberale” di rilettura del Rinascimento nei suoi classici che non sempre è stato percorso, per quanto evidentemente si presenti come agevole, fatte alcune precisazioni (Pico e Manetti non esplicitano tanto l’umana “azione” , come fa Mises nel suo classico, quanto l’umana “posizione” nell’universo, ma va da sé che dalla seconda derivi direttamente la prima).
A questo proposito, in chiusura, suggerisco proprio una lettura che integra l’orazione di Pico citata più volte qui da Sforzini. Ovvero, l’edizione italiana con testo latino a fronte proprio della “Dignità ed eccellenza dell’uomo” di Giannozzo Manetti, testo datato 1452 (Bompiani, 2018, a cura di Giuseppe Marcellino, con introduzione di Stefano U. Baldassarri): opera testimone vero e proprio del principiare dell’età moderna, anche per la manualistica che fonda le cronologie: nel 1453 cade Bisanzio, in quegli anni Gutenberg perfeziona la stampa a caratteri mobili, e Nicolò V incorona per l’ultima volta a Roma un imperatore sacro e romano (Federico III, che regnerà molto a lungo); mentre Lorenzo Ghiberti termina la splendida Porta del Paradiso, al Battistero di Firenze. Nella città cuore pulsante del Rinascimento ove Manetti era nato nel 1396, per morire a Napoli – altro centro intellettuale notevolissimo, al tempo – nel 1459. Speriamo proprio che tutto questo oggi sia di buon auspicio!