Castello Sforzini

di Castellar Ponzano

Alberto Leonardis: l’editore ha già radici sul territorio

Il sempre ben informato “Luce Pavese” sostiene che il mio precedente articolo, pubblicato su Rinascimento qualche settimana fa, avrebbe provocato malumori e un accenno di risentimento tra i colleghi de La Provincia Pavese: non so se sia vero ma, nel caso, vorrei subito scusarmi: non era certo mia intenzione mancare di rispetto al lavoro di nessuno e quanto scritto era frutto di riflessioni ampie e piuttosto generiche per una strategia che applicherei – e in passato ho già applicato – a qualunque organo di informazione voglia raccontare un territorio, magari con l’ambizione di poter essere utile a chi in quel contesto vive e lavora.

Ma poiché qualche messaggio di plauso e altri di critica li ho ricevuti personalmente anch’io, vorrei approfittare di questo spazio per precisare che non ho mai avuto modo di conoscere il nuovo editore, Alberto Leonardis, e poi provare a spiegare per quale motivo, nonostante tutto, non senta la necessità di accodarmi al coro di chi trae presagi nefasti da questo cambio di proprietà.

E lo dico – anche qui è meglio precisarlo subito – con tutto il rispetto dovuto a chi dalla futura riorganizzazione rischia di essere tagliato fuori: facendo questo mestiere da ormai qualche anno e, avendo mio malgrado dovuto imparare a mitigare la sfera dei principi e dei sogni con la triste realtà, sono ormai consapevole che di questi tempi, e in questo settore, raramente i cambi di  gestione non lasciano perdite sul campo. E’ ingiusto, doloroso ma – temo – altresì inevitabile se si prova a immaginare il punto di vista di chi rileva un’azienda in difficoltà e deve riuscire a farla stare sul mercato e magari, con il tempo, renderla anche profittevole – come è naturale che provi a fare chi è solito mettere insieme capitali attorno ad un progetto di business: se hai un’idea e chiedi aiuto a qualcuno per realizzarla, beh, diventi responsabile nei suoi confronti. Avendo avuto la fortuna di conoscere tanti imprenditori nella mia attività di cronista ho anche imparato che spesso certe scelte impopolari vengono fatte a malincuore ma per il bene dell’azienda e di chi per quell’azienda lavora.

Ma quindi cosa farà Alberto Leonardis in vista del definitivo passaggio de La Provincia pavese da Gedi al suo Sae?

Difficile oggettivamente dirlo da fuori, ma qualche ipotesi puramente teorica potremmo azzardarla – tra ipotesi che nascono dal buon senso di chi vuol fare impresa senza buttare via il denaro, e vere e proprie strategie che si possono scorgere nitidamente ripercorrendo a ritroso quanto l’imprenditore abruzzese ha fatto negli ultimi anni (alla guida di un gruppo editoriale in forte ascesa che ha acquistato giornali ma anche talvolta agenzie di stampa con lo scopo di renderli competitivi e capaci di stare sul mercato).

E allora un primo, importantissimo elemento positivo emerge chiaramente: l’ ”editore volante”, come lo ha definito un recente articolo del quotidiano Il Foglio, crede nell’informazione e crede soprattutto in quella locale – e questo è già un buon passo avanti che dovrebbe riempire di speranza (se non addirittura di gioia) i colleghi di viale Canton Ticino, dopo anni alle dipendenze di un gruppo che  ha progressivamente smantellato la sua rete di quotidiani territoriali.

Anzi, spesso è stato proprio Leonardis a rilevarne le sorti – e in questi anni il suo gruppo ha macinato risultati sicuramente interessanti: secondo quanto scriveva pochi giorni fa il quotidiano “Italia Oggi” attualmente le Gazzette di Modena e di Reggio, la Nuova Ferrara, il Tirreno di Livorno e la Nuova Sardegna contano 30 milioni di fatturato, oltre 70 mila copie vendute e una decina di milioni di visitatori al mese sui siti e -particolare non da poco – conti in equilibrio, aspetto che per un editore “puro”, senza cioè altri interessi al di fuori dell’editoria, è sicuramente condizione più unica che rara. On line ovviamente si trovano anche le critiche, come è normale e inevitabile che accada: il tempo ci permetterà di capire quanto siano giustificate e quanto fondate.

Un altro aspetto però mi pare promettente: da quel che si legge, Leonardis vuole seguire in prima persona tutti i dossier più delicati – e soprattutto nelle fasi preliminari. Certo, l’editore ha i suoi fidati collaboratori a supportarlo – ma a differenza di altri gruppi editoriali, oggi guidati da manager probabilmente qualificatissimi ma con poca passione ed esperienza sul prodotto, questa Sae (acronimo che tra l’altro è tutto un programma: “Sapere Aude Edizioni”, con l’esortazione latina che significa “abbi il coraggio di conoscere!”) sembra ruotare molto attorno al suo patron che, se necessario, non ha problemi a correre personalmente da una parte all’altra della penisola per trattare un’acquisizione o gestire un problema improvviso.

Lo sta facendo anche a Pavia dove in queste settimane è stato spesso avvistato insieme a personalità locali nell’ambito delle istituzioni, dell’impresa e della finanza. Anche questo è un altro buon segno: ovunque ha fatto impresa, l’imprenditore aquilano ha sempre cercato di tessere relazioni e mettere radici nel territorio. Non solo per cercare sostegno economico, finanziamenti e appoggio politico (che pure non fanno male): Leonardis, nato in Abruzzo e trapiantato a Milano, sa bene che nei territori periferici un editore venuto da lontano verrebbe visto e “pesato” con la diffidenza che sempre si riserva ad un “forestiero”. E allora è necessario presentarsi a chi quel territorio lo vive tutti i giorni: farsi raccontare le problematiche, raccogliere le istanze per poi proporre cosa si ha in mente di fare. Un giornale locale, per essere davvero utile al territorio che si propone di raccontare, non può permettersi di sembrare fuori dalla realtà e tanto meno può esserlo l’editore che deve garantire risorse e slancio all’impresa.

Chissà cosa accadrà dalla prossima primavera, quando il nostro quotidiano locale lascerà definitivamente Gedi per passare al nuovo gruppo editoriale. Di certo per questo territorio potrebbe essere l’alba di una nuova era, proprio per il ruolo che l’informazione può giocare al servizio della collettività. Nella speranza che la nuova Provincia Pavese voglia – e possa – davvero farsi carico di guidare questo territorio verso la rinascita.

Claudio Micalizio

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