L’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti d’America – ancora oggi l’unica potenza globale che ha capacità d’intervenire in qualsiasi territorio del nostro pianeta (si pensi ad esempio al divario fra numero e potenza delle portaerei USA -10- e le flotte combinate russa e cinese -4- oppure alla sproporzione colossale di forze aeree da combattimento a favore degli USA), sta rapidamente (ma non definitivamente, ricordiamolo) cambiando gli attuali assetti e rapporti internazionali.
Trump, come peraltro il suo predecessore Biden, ha sottolineato agli alleati europei della NATO la necessità di investire nelle forze militari aumentando i loro stanziamenti in armi e uomini. Mentre Biden però chiedeva, Trump impone – nel suo stile – agli alleati di adottare questa politica indicando quale obiettivo a breve termine lo spostamento di forze armate statunitensi dal teatro europeo a quello dell’Indo-Pacifico.
E’ la prima volta che accade ? Assolutamente NO.
Quando allo scoppio della guerra di Corea 1950-1953 gli USA, sotto l’egida dell’ONU, intervennero direttamente per fermare l’aggressione della Corea del Nord nei confronti della Corea del Sud (e successivamente per contrastare l’intervento militare della Repubblica popolare cinese nella penisola coreana), decisero di spostare molte divisioni che presidiavano il confine della Repubblica federale di Germania in funzione anti URSS in Corea per combattere quella guerra – che ricordiamo non era più fredda ma caldissima. In questo contesto il pericolo per le democrazie occidentali si chiamava Stalin e la “fede” da arrestare o combattere era il comunismo che arrivava in profondità nel cuore dell’Europa. In quegli anni la sproporzione di forze convenzionali (gli USA avevano smobilitato gli eserciti che avevano combattuto la Seconda guerra mondiale, l’URSS no), era drammaticamente a favore di Stalin. L’unico vantaggio strategico a favore degli USA, la bomba atomica, era stato mantenuto solo sino al 1949 quando l’URSS sperimentò la prima bomba atomica denominata Pervaja molnija (“primo lampo”).
La proposta statunitense agli Stati europei, per supplire allo spostamento di forze militari, fu quella di ricreare un forte esercito tedesco. I Francesi, non solo loro, vittime dell’aggressione nazista si opposero a spada tratta. La soluzione, per uscire da un contrasto fra alleati che stava diventando drammatico come l’attuale, venne indicata da Jean Monnet, il vero padre fondatore del processo d’integrazione europea insieme ad Altiero Spinelli, che propose di costituire un esercito europeo di cui la nuova wermacht tedesca avrebbe fatto parte. In questo modo attraverso l’esercito europeo si sarebbero superati i timori degli altri Stati nei confronti dei tedeschi. Il progetto, fatto proprio dal governo francese, venne accettato, le trattative avviate, ma si raggiunse ben presto uno stallo da cui i delegati dei diversi Stati (Francia, Repubblica federale di Germania, Italia, Belgio, Olanda e Lussemburgo) non sapevano uscire: chi avrebbe governato l’esercito europeo ?
La risposta venne da un documento elaborato da Altiero Spinelli, fatto proprio da Alcide De Gasperi, allora Presidente del Consiglio e ministro degli Affari esteri: indicava come NON poteva esserci esercito europeo senza un’autorità politica europea. Occorreva fare gli Stati Uniti d’Europa. De Gasperi partecipò direttamente alle trattative e fece passare l’idea dell’autorità politica che si trasformò nella Comunità politica europea (CPE). In estrema stintesi era lo Stato europeo !!!!
Sia l’esercito europeo (Comunità europea di difesa: CED) sia la CPE naufragarono, dopo l’approvazione da parte di Repubblica federale di Germania – Belgio-Olanda e Lussemburgo, perché l’URSS ricattò la Francia, consentendole un ritiro decoroso dal Vietnam dopo la battaglia di Dien Bien Phu. L’Assemblea nazionale francese, il 30 agosto 1954, rinviò sine die l’approvazione della CED.
Oggi come allora gli USA decidono il ritiro di parte delle loro forze militari dall’Europa e chiedono agli Stati europei di sostituire quelle forze militari e quegli armamenti. La risposta della Commissione europea (ma è la volontà degli Stati, ricordiamolo: la Commissione non ha competenze in materia se non autorizzata dai Paesi partecipanti all’UE) NON è quella di ripercorre la strada degli anni Cinquanta (esercito europeo sotto il controllo di un’autorità politica europea), ma di ubbidire – pur attraverso dichiarazioni apparentemente contrarie – alla volontà degli Stati Uniti d’America riarmando gli eserciti nazionali e consentendo un indebitamento addirittura superiore a quello previsto per la ripresa dopo il COVID19.
La domanda che occorre porsi è la seguente: l’operazione di riarmare eserciti nazionali di Stati senza vero ruolo mondiale all’interno di un’alleanza messa in discussione dagli USA che ne sono il principale azionista è utile? oppure sarebbe utile tentare di ripercorrere la via della CED e della CPE essendo consapevoli che la via sarà contrastata sia dagli USA sia dalla Russia che non accetteranno facilmente che si crei un nuovo attore che potrebbe potenzialmente modificare gli equilibri mondiali ?
A tutti noi la risposta.
Fabio Zucca